"ridateci l'abito della festa"
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"ridateci l'abito della festa"
Ho letto questo articolo dopo aver trovato la segnalazione del link in un altro sito.... E' tratto dal blog del Corriere "La 27ma Ora".
Leggendolo con la consapevolezza di essere, chi piu' chi meno, sarte/i, sartine/i, insomma, di aver sviluppato un certo "occhio clinico" in materia....voi cosa pensate di queste parole?
E adesso ridateci l’abito della festa di Rita Querzè
Ve ne siete accorti? Guardate meglio per strada, sull’autobus, la fila in Posta. Notate i dettagli osservando gli altri genitori che partecipano alla riunione della scuola, la gente alla cassa del supermercato, gli invitati che brindano a un banchetto di matrimonio. Siamo tutti malvestiti. Magari alla moda, certo. Ma trasandati, trascurati.
L’ebbrezza del nuovo acquisto dura il tempo di arrivare a casa. Quando ti guardi allo specchio, con il cartellino ancora legato all’abito nuovo, capisci che c’è qualcosa che non va. L’orlo della gonna pende un po’ sulla destra. Sulla manica c’è una cucitura che tira. Le asole hanno un filo che penzola. Si sfileranno nel breve volgere del primo lavaggio. Ecco, il lavaggio. Anche gli abiti di qualità (o almeno così lascerebbe intendere il prezzo preteso) si stingono e non reggono l’esperienza della lavatrice. Al punto che sorge un dubbio: se dopo il contatto con l’acqua diventano straccetti, allora prima erano tenuti in piedi dall’amido?
Sia chiaro, non parliamo di gonne e pantaloni comprati al mercato. Quanto appena descritto succede quando si fanno acquisti di qualità media o medio-alta. E non è più raro riscontrare “difetti” anche negli abiti usciti dalle boutique.
Le donne per prime — per storia e cultura, che piaccia o no, custodi del gusto – dovrebbero porsi qualche domanda. Si stava meglio quando si stava peggio? Fino agli anni ’70 durante la settimana la maggioranza degli italiani indossava abiti senza pretese. Ma poi il settimo giorno — la domenica — arrivava il riscatto. Anche l’operaio, l’artigiano e il contadino avevano la soddisfazione di andare alla messa, al bar o al cinema con abiti ben rifiniti, tessuti inappuntabili, tagli accurati. Insomma, di sentirsi eleganti. Un brivido che oggi per la maggioranza è diventato quasi impossibile provare.
Escludiamo per un attimo le vie del lusso, da via Condotti e via Monte Napoleone. Non c’è bisogno di un esperto di moda per vedere come negli ultimi vent’anni la qualità media dell’abbigliamento venduto nelle nostre città si sia abbassato. Un’accelerazione si è avuta dal 2000 a oggi. Prima il passaggio all’euro e poi la crisi hanno spinto a risparmiare. Ma la società dei consumi non ha smesso di creare bisogni. Si continua a voler cambiare ogni anno lo stesso numero di pezzi del guardaroba, ma con un budget inferiore. E allora si privilegiano capi di prezzo (e qualità) più basse. In qualche modo gli stilisti sono stati la foglia di fico di questo impoverimento del prodotto.
Le linee, infatti, sono sempre curatissime anche quando si tratta di prodotti a basso prezzo. Peccato che tessuti e confezioni siano sacrificati. Sempre più spesso nemmeno la zampata del grande stylist è in grado di nascondere il decadimento intrinseco della qualità del prodotto.
La tentazione sarebbe quella di prendersela con il sistema moda. Cosa sta succedendo esattamente lo spiega bene Stefania Saviolo, direttore del Mafed, il master in fashion e design management dell’università Bocconi. «Negli ultimi anni la concorrenza nel settore si è giocata sempre di più sul prezzo — spiega Saviolo —. Hanno retto le grandi firme del lusso da una parte, dall’altra i produttori che possono contare sui vantaggi delle economie di scala». Tradotto: più l’impresa è grande, più il suo potere contrattuale aumenta quando compra i tessuti e i filati che servono alla produzione. In più i colossi hanno in gran parte delocalizzato la produzione. Così le medie aziende italiane, i piccoli laboratori nella nostra provincia, hanno chiuso. Una grave perdita: per molti aspetti erano proprio quelle produzioni, con ottimo rapporto qualità-prezzo, a fare degli italiani un popolo elegante.
«A questo punto quello della qualità non è l’unico problema — aggiunge Saviolo —. Consumare e buttare tanti abiti non fa bene all’ambiente. Per tingere una T-shirt ci vogliono cento litri d’acqua. Il pianeta non può più permettersi questi sprechi. Sarebbe più vantaggioso per tutti fare un passo indietro. Produrre, vendere e acquistare prodotti di qualità e prezzi più alti e rifare il guardaroba con meno frequenza».
Consapevole del problema è anche il sistema della distribuzione. Gli ultimi quindici anni hanno fatto piazza pulita delle boutique multimarca. Quei negozi, per intenderci, che vendevano tante firme diverse e si avvalevano di commessi, magari non bellissimi come quelli degli store del centro, ma in grado di dare consigli sensati. «Abbandonare questa formula è stato un grave errore — constata oggi anche Renato Borghi, presidente di Federmoda Confcommercio —. I nostri negozi sono diventati schiavi delle griffe ma a questo punto dobbiamo riappropriarci del nostro del nostro mestiere, tornare a essere “consiglieri” affidabili dei nostri clienti».
Certo è che, con la fine dei negozi multimarca, anche i piccoli produttori italiani di qualità hanno perso lo sbocco per i loro prodotti. Ma Borghi va oltre: «A questo punto è difficile dire cos’è davvero il made in Italy. Qui restano i laboratori creativi, dove si disegnano le collezioni. Ma poi tutto viene prodotto all’estero. La concorrenza è spietata. I produttori di tessuti italiani ormai non lasciano i campioni dei tessuti in visione a chi confeziona perché il rischio è che questi vadano in Cina a farsi copiare e produrre la stessa seta o lo stesso cotone a prezzo minore».
In fondo alla catena c’è il consumatore. Prigioniero di un meccanismo perverso. «Il fatto è che la capacità di apprezzare la qualità di un abito si va compromettendo con il tempo e le generazioni. E così anche le grandi griffe sentono sempre meno l’esigenza di curare i dettagli», fa notare Saviolo della Sda Bocconi. Come darle torto? Chi si attarda più nel notare la perfezione di una cucitura o di un orlo? A meno che non vogliamo riprovare l’ebrezza di sentirci un po’ speciali grazie a un abito perfetto. Un’impeccabile gonna tagliata a godet alla Grace Kelly di Alta Società. Anche solo la domenica. Ma vuoi mettere?
Leggendolo con la consapevolezza di essere, chi piu' chi meno, sarte/i, sartine/i, insomma, di aver sviluppato un certo "occhio clinico" in materia....voi cosa pensate di queste parole?
E adesso ridateci l’abito della festa di Rita Querzè
Ve ne siete accorti? Guardate meglio per strada, sull’autobus, la fila in Posta. Notate i dettagli osservando gli altri genitori che partecipano alla riunione della scuola, la gente alla cassa del supermercato, gli invitati che brindano a un banchetto di matrimonio. Siamo tutti malvestiti. Magari alla moda, certo. Ma trasandati, trascurati.
L’ebbrezza del nuovo acquisto dura il tempo di arrivare a casa. Quando ti guardi allo specchio, con il cartellino ancora legato all’abito nuovo, capisci che c’è qualcosa che non va. L’orlo della gonna pende un po’ sulla destra. Sulla manica c’è una cucitura che tira. Le asole hanno un filo che penzola. Si sfileranno nel breve volgere del primo lavaggio. Ecco, il lavaggio. Anche gli abiti di qualità (o almeno così lascerebbe intendere il prezzo preteso) si stingono e non reggono l’esperienza della lavatrice. Al punto che sorge un dubbio: se dopo il contatto con l’acqua diventano straccetti, allora prima erano tenuti in piedi dall’amido?
Sia chiaro, non parliamo di gonne e pantaloni comprati al mercato. Quanto appena descritto succede quando si fanno acquisti di qualità media o medio-alta. E non è più raro riscontrare “difetti” anche negli abiti usciti dalle boutique.
Le donne per prime — per storia e cultura, che piaccia o no, custodi del gusto – dovrebbero porsi qualche domanda. Si stava meglio quando si stava peggio? Fino agli anni ’70 durante la settimana la maggioranza degli italiani indossava abiti senza pretese. Ma poi il settimo giorno — la domenica — arrivava il riscatto. Anche l’operaio, l’artigiano e il contadino avevano la soddisfazione di andare alla messa, al bar o al cinema con abiti ben rifiniti, tessuti inappuntabili, tagli accurati. Insomma, di sentirsi eleganti. Un brivido che oggi per la maggioranza è diventato quasi impossibile provare.
Escludiamo per un attimo le vie del lusso, da via Condotti e via Monte Napoleone. Non c’è bisogno di un esperto di moda per vedere come negli ultimi vent’anni la qualità media dell’abbigliamento venduto nelle nostre città si sia abbassato. Un’accelerazione si è avuta dal 2000 a oggi. Prima il passaggio all’euro e poi la crisi hanno spinto a risparmiare. Ma la società dei consumi non ha smesso di creare bisogni. Si continua a voler cambiare ogni anno lo stesso numero di pezzi del guardaroba, ma con un budget inferiore. E allora si privilegiano capi di prezzo (e qualità) più basse. In qualche modo gli stilisti sono stati la foglia di fico di questo impoverimento del prodotto.
Le linee, infatti, sono sempre curatissime anche quando si tratta di prodotti a basso prezzo. Peccato che tessuti e confezioni siano sacrificati. Sempre più spesso nemmeno la zampata del grande stylist è in grado di nascondere il decadimento intrinseco della qualità del prodotto.
La tentazione sarebbe quella di prendersela con il sistema moda. Cosa sta succedendo esattamente lo spiega bene Stefania Saviolo, direttore del Mafed, il master in fashion e design management dell’università Bocconi. «Negli ultimi anni la concorrenza nel settore si è giocata sempre di più sul prezzo — spiega Saviolo —. Hanno retto le grandi firme del lusso da una parte, dall’altra i produttori che possono contare sui vantaggi delle economie di scala». Tradotto: più l’impresa è grande, più il suo potere contrattuale aumenta quando compra i tessuti e i filati che servono alla produzione. In più i colossi hanno in gran parte delocalizzato la produzione. Così le medie aziende italiane, i piccoli laboratori nella nostra provincia, hanno chiuso. Una grave perdita: per molti aspetti erano proprio quelle produzioni, con ottimo rapporto qualità-prezzo, a fare degli italiani un popolo elegante.
«A questo punto quello della qualità non è l’unico problema — aggiunge Saviolo —. Consumare e buttare tanti abiti non fa bene all’ambiente. Per tingere una T-shirt ci vogliono cento litri d’acqua. Il pianeta non può più permettersi questi sprechi. Sarebbe più vantaggioso per tutti fare un passo indietro. Produrre, vendere e acquistare prodotti di qualità e prezzi più alti e rifare il guardaroba con meno frequenza».
Consapevole del problema è anche il sistema della distribuzione. Gli ultimi quindici anni hanno fatto piazza pulita delle boutique multimarca. Quei negozi, per intenderci, che vendevano tante firme diverse e si avvalevano di commessi, magari non bellissimi come quelli degli store del centro, ma in grado di dare consigli sensati. «Abbandonare questa formula è stato un grave errore — constata oggi anche Renato Borghi, presidente di Federmoda Confcommercio —. I nostri negozi sono diventati schiavi delle griffe ma a questo punto dobbiamo riappropriarci del nostro del nostro mestiere, tornare a essere “consiglieri” affidabili dei nostri clienti».
Certo è che, con la fine dei negozi multimarca, anche i piccoli produttori italiani di qualità hanno perso lo sbocco per i loro prodotti. Ma Borghi va oltre: «A questo punto è difficile dire cos’è davvero il made in Italy. Qui restano i laboratori creativi, dove si disegnano le collezioni. Ma poi tutto viene prodotto all’estero. La concorrenza è spietata. I produttori di tessuti italiani ormai non lasciano i campioni dei tessuti in visione a chi confeziona perché il rischio è che questi vadano in Cina a farsi copiare e produrre la stessa seta o lo stesso cotone a prezzo minore».
In fondo alla catena c’è il consumatore. Prigioniero di un meccanismo perverso. «Il fatto è che la capacità di apprezzare la qualità di un abito si va compromettendo con il tempo e le generazioni. E così anche le grandi griffe sentono sempre meno l’esigenza di curare i dettagli», fa notare Saviolo della Sda Bocconi. Come darle torto? Chi si attarda più nel notare la perfezione di una cucitura o di un orlo? A meno che non vogliamo riprovare l’ebrezza di sentirci un po’ speciali grazie a un abito perfetto. Un’impeccabile gonna tagliata a godet alla Grace Kelly di Alta Società. Anche solo la domenica. Ma vuoi mettere?
Re: "ridateci l'abito della festa"
Tristemente reale. Non so voi, ma io pur non essendo esperta se c'è un difetto lo vedo subito. Non importa la marca, se un capo è mal confezionato ed è pure venduto in una boutique, io ne faccio a meno. Sia ovvio, non posso certo permettermi un guardaroba comprato in gran boutique, ma se un capo mi fa voglia farei il sacrificio, se ne valesse la pena. Ed è vero anche che ormai il made in Italy esiste per davvero poche cose...se rivoltando i capi vedo dove è stato prodotto, beh faccio dei gran sospironi, ma tocca accontentarsi a volte. Appunto accontentarsi, forse è questo il problema. Ci accontentiamo della fattura di un capo solo perchè porta una griffe oppure perchè costa poco e di più non possiamo permetterci. Noi (sarti e sartine) però senza griffe ed ad un prezzo economico ne facciamo ben di migliori, se guardiamo il pelo sull'uovo, fateci caso. Ore e ore su una gonna, una giacca, un pantalone, disfare e rifare per raggiungere la perfezione al massimo delle nostre possibilità, e poi chiedono 300 euro per un capo fatto senza lo stesso amore, ma soprattutto nella maggior parte dei casi in fretta. Ho smesso di comprare cose a buon mercato perchè se non è per miracolo sono proprio scadenti. Se proprio devo, 1 capo ma buono e che stia bene con più cose e che sorpassi le mode. Sto passando l'inverno con 3 gonne, 2 pantaloni leggeri a cui metto sotto le calze pesanti, 2 maglioni di cachemire per la festa, 2 felpe e 2 pile. Io faccio proprio fatica a comprare qualcosa...e voi?
Ospite- Ospite
Re: "ridateci l'abito della festa"
Parole sacrosante quelle del blog.
Personalmente non posso permettermi abiti di grandi marche, ma questa estate sono andata all'outlet di Sandonà, a curiosare nel negozio di Versace e proprio per spirito critico ho osservato le fatture degli abiti. Vi assicuro che il sopraggitto sugli orli era indecente...
Per non parlare dei capi che si comprano nei grandi magazzini, tipo H&M (il mio budget arriva massimo a quello, ma ci compro soprattutto tute e maglie per mia figlia), le cui cuciture manco son saldate...
Per chi non ha la fortuna di avere un abito personale tailormade meglio spendere di più e avere un bell'abito che tanti abiti mal fatti a prezzi bassi...
Personalmente non posso permettermi abiti di grandi marche, ma questa estate sono andata all'outlet di Sandonà, a curiosare nel negozio di Versace e proprio per spirito critico ho osservato le fatture degli abiti. Vi assicuro che il sopraggitto sugli orli era indecente...
Per non parlare dei capi che si comprano nei grandi magazzini, tipo H&M (il mio budget arriva massimo a quello, ma ci compro soprattutto tute e maglie per mia figlia), le cui cuciture manco son saldate...
Per chi non ha la fortuna di avere un abito personale tailormade meglio spendere di più e avere un bell'abito che tanti abiti mal fatti a prezzi bassi...
Ale_padme- Super Sarta/o
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Re: "ridateci l'abito della festa"
Il problema è che nessuno guarda più la qualità, ma il nome. Anche gli abiti che vendono nelle boutique sono fatti male, basta guardare le cuciture.
Io lo faccio sempre, guardo le cuciture e mi passa la voglia di acquistare.
Io lo faccio sempre, guardo le cuciture e mi passa la voglia di acquistare.
Re: "ridateci l'abito della festa"
menomale...mi consolo. da qualche anno pensavo di non essere più capace a scegliere abiti.
io non frequento le boutique, ma guardo le vetrine, giro per le bancarelle del mercato e non riesco a vedere niente che mi piace.
a parte roba nera e grigia per di più mal fatta, i miei gusti si .....disgustano e a parte poche semplici cosine mi tengo l'abbigliamento che ho da anni.
io non frequento le boutique, ma guardo le vetrine, giro per le bancarelle del mercato e non riesco a vedere niente che mi piace.
a parte roba nera e grigia per di più mal fatta, i miei gusti si .....disgustano e a parte poche semplici cosine mi tengo l'abbigliamento che ho da anni.
giovi59- Super Mani di Fata
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Re: "ridateci l'abito della festa"
maryonn ha scritto:Il problema è che nessuno guarda più la qualità, ma il nome. Anche gli abiti che vendono nelle boutique sono fatti male, basta guardare le cuciture.
Io lo faccio sempre, guardo le cuciture e mi passa la voglia di acquistare.
Esatto, e' proprio questo il problema... che oggi il prezzo alto non e' piu' come una volta sinonimo di qualita'.
Almeno, non sempre! Quindi, anche il ragionamento "mi compro 1 cosa sola ma bella e ben fatta"... beh, diciamo che a volte puo' vacillare!
Il fatto e' che ovviamente NON TUTTI vedono che il cappotto che costa 700 euro e che e' firmato X alla fine e' fatto da cani, per quello che costa... ma la cosa che mi consola e' che ci sono persone come noi che, da questo, hanno bene o male le armi per difendersi, perche' comunque abbiamo un occhio critico e la capacita' di farci le cose da noi, o almeno di provarci, che comunque non e' poco!!!
Re: "ridateci l'abito della festa"
ho letto con molto interesse l'articolo. grazie di averlo postato. Non si puo' obbiettare proprio nulla, le cose stanno cosi. Anche tutti quei giubbotti imbottiti made in china, li portano proprio tutti..e' un'omologazione di massa ! Persone che indossano cappotti di lana non se ne vedono quasi piu', almeno qui a Milano, provate a farci caso anche voi nelle vostre citta' ...
In effetti oggi per distinguersi basterebbe indossare un cappotto !! un po' triste..
senza contare i colori : in inverno solo nero e grigio , anche qui tutti omologati.
In effetti oggi per distinguersi basterebbe indossare un cappotto !! un po' triste..
senza contare i colori : in inverno solo nero e grigio , anche qui tutti omologati.
luisa- Super Sarta/o
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Re: "ridateci l'abito della festa"
Il problema è che la maggior parte della gente non vede quello che vediamo noi, che abbiamo occhio critico come dice Sere. E così questo sistema impazzito continua, e i venditori di aria fritta fanno i soldi.
Lo scrive anche Saviano in Gomorra, e spiega perché la grande sartoria napoletana non esista più, per colpa degli stilisti e del voler far soldi per i soldi. Se avete modo leggetelo e capirete molte cose.
Lo scrive anche Saviano in Gomorra, e spiega perché la grande sartoria napoletana non esista più, per colpa degli stilisti e del voler far soldi per i soldi. Se avete modo leggetelo e capirete molte cose.
Re: "ridateci l'abito della festa"
Diciamo che piano piano senza che ce ne accorgessimo ci hanno costretti ad acquistare abbigliamento "usa e getta" ( direi) ad un prezzo anche troppo elevato.
Per fare un esempio, due anni fa in un noto centro commerciale vicino a casa mia aveva aperto un negozio di marca francese bei tessuti e anche fatti bene, ho comprato qualche capo , sono tornata questo autunno a darci un 'occhiata ed era molto deprimente pieno zeppo di abiti ecc. ma veramente fatti male e brutti! mi penso di guardare l'etichetta ed è "made in marocco"! Quindi hanno attirato la clientela all'inizio e poi....
Per fare un esempio, due anni fa in un noto centro commerciale vicino a casa mia aveva aperto un negozio di marca francese bei tessuti e anche fatti bene, ho comprato qualche capo , sono tornata questo autunno a darci un 'occhiata ed era molto deprimente pieno zeppo di abiti ecc. ma veramente fatti male e brutti! mi penso di guardare l'etichetta ed è "made in marocco"! Quindi hanno attirato la clientela all'inizio e poi....
ely- Super Sartina/o Attiva/o
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Re: "ridateci l'abito della festa"
E' quello che sostengo da anni: la maggior parte delle persone è disposta (o lo sarebbe se ne avesse la possibilità) a spendere cifre spropositate pur di poter ostentare una firma, a prescindere dalla qualità, e sempre più spesso il binomio firma/qualità non regge più.
Vediamo il lato positivo: davanti a tanta roba scadente, le nostre creazioni diventano autentici capi d'alta moda: per quanti difetti possano avere, sono sempre più curati di quelli acquistati
Vediamo il lato positivo: davanti a tanta roba scadente, le nostre creazioni diventano autentici capi d'alta moda: per quanti difetti possano avere, sono sempre più curati di quelli acquistati
silvia- Super Sarta/o DOC
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Re: "ridateci l'abito della festa"
Sere....hai girato il coltello nella piaga!!!!
La legge del mercato non ammette una possibilità diversa...
Restiamo noi a perseverare in una realtà dinosaurica e chissà che il tempo non ci renda ragione......
ed intanto godiamoci i nostri capi esclusivi e ....perfetti!!!!!!!!!
P.S. ed è per questo che possiamo osare qualcosa in più....anche le rouches!!!
La legge del mercato non ammette una possibilità diversa...
Restiamo noi a perseverare in una realtà dinosaurica e chissà che il tempo non ci renda ragione......
ed intanto godiamoci i nostri capi esclusivi e ....perfetti!!!!!!!!!
P.S. ed è per questo che possiamo osare qualcosa in più....anche le rouches!!!
Re: "ridateci l'abito della festa"
tanto è vero, quanto scrivete, che imperversa il mercato delle firme "taroccate", in tempo di crisi meglio avere, pur d'avere, una firma taroccata che un buon capo senza firma ma che ti veste bene e ti rende speciale
e poi sono convinta che sia proprio l'atto dell'acquisto che sta muovendo la nostra cultura, più che il possesso del bene è l'acquisto l'atto che sublima ogni esigenza e quindi va bene qualsiasi cosa, purchè possa essere acquistata
tanti acquisti adempiono a questo bisogno meglio di un solo acquisto, magari di valore, ma che nella sua unicità finisce subito e non reitera il "piacere" di acquistare ....
unendo tutto abbiamo non italiani che scelgono per il piacere di avere un capo che li rende speciali, da indossare in occasioni sociali, dalla spesa al mercato, alla gita con gli amici, alla serata culturale ... ma italiani che rincorrono negozi per spendere per rinnovare in ogni acquisto l'assolvimento al bisogno di "prendere" e magari di prendere proprio e possibilmente qualcosa che fa sentire tutti parte del gruppo omologato "acquirenti di marche"
In questo aggiungo una personalissima riflessione, la mancata percezione da parte di moltissimi conterranei della drammatica crisi che stiamo vivendo è dovuta proprio al fatto che, grazie alla possibilità che abbiamo potuto avere di continuare a reiterare il gesto dell'acquisto in negozi "opportunamente" creati (dagli empori cinesi, ai negozi tutto un euro, agli hard disk, ad internet), ancora non si avverte il vero senso di "deprivazione" che la crisi comporta ... ma solo un fastidioso senso di "potrei avere di più ed invece mi devo accontentare" ...
mi chiedo quanto ancora dobbiamo andare "oltre" .. quando dobbiamo graffiare il fondo del barile per capire che abbiamo abbracciato una cultura del nulla ... perdendo il vero senso della vita, il senso di esserci con gesti e piccoli beni che hanno valore come espressione del nostro impegno e non come gesto di accaparramento continuo di beni in forma ossessiva
e poi sono convinta che sia proprio l'atto dell'acquisto che sta muovendo la nostra cultura, più che il possesso del bene è l'acquisto l'atto che sublima ogni esigenza e quindi va bene qualsiasi cosa, purchè possa essere acquistata
tanti acquisti adempiono a questo bisogno meglio di un solo acquisto, magari di valore, ma che nella sua unicità finisce subito e non reitera il "piacere" di acquistare ....
unendo tutto abbiamo non italiani che scelgono per il piacere di avere un capo che li rende speciali, da indossare in occasioni sociali, dalla spesa al mercato, alla gita con gli amici, alla serata culturale ... ma italiani che rincorrono negozi per spendere per rinnovare in ogni acquisto l'assolvimento al bisogno di "prendere" e magari di prendere proprio e possibilmente qualcosa che fa sentire tutti parte del gruppo omologato "acquirenti di marche"
In questo aggiungo una personalissima riflessione, la mancata percezione da parte di moltissimi conterranei della drammatica crisi che stiamo vivendo è dovuta proprio al fatto che, grazie alla possibilità che abbiamo potuto avere di continuare a reiterare il gesto dell'acquisto in negozi "opportunamente" creati (dagli empori cinesi, ai negozi tutto un euro, agli hard disk, ad internet), ancora non si avverte il vero senso di "deprivazione" che la crisi comporta ... ma solo un fastidioso senso di "potrei avere di più ed invece mi devo accontentare" ...
mi chiedo quanto ancora dobbiamo andare "oltre" .. quando dobbiamo graffiare il fondo del barile per capire che abbiamo abbracciato una cultura del nulla ... perdendo il vero senso della vita, il senso di esserci con gesti e piccoli beni che hanno valore come espressione del nostro impegno e non come gesto di accaparramento continuo di beni in forma ossessiva
Re: "ridateci l'abito della festa"
annina ha scritto: mi chiedo quanto ancora dobbiamo andare "oltre" .. quando dobbiamo graffiare il fondo del barile per capire che abbiamo abbracciato una cultura del nulla ... perdendo il vero senso della vita, il senso di esserci con gesti e piccoli beni che hanno valore come espressione del nostro impegno e non come gesto di accaparramento continuo di beni in forma ossessiva
Fino a quando? dici Annina, io sono convinta fino a quando capiremo che la vera gioia non la troveremo mai in base alle cose che possiamo ottenere con il denaro, ma la possiamo trovare ogni giorno dentro di noi, guardandoci attorno, vedendo le cose belle che questo povero mondo ha da offrirci, ascoltando la gente che ci circonda e riuscendo a vedere in loro tutta la meraviglia che vorrebbero donarci ma che questo nostro modo di vivere ha schiacciato.
Quello che spero che questa crisi mi lasci e lasci a tutte le persone, è questa consapevolezza, la consapevolezza del donare senza bisogno di spendere denaro, se ognuno di noi donasse qualche cosa di se agli altri tanti bisogni che oggi sembrano indispensabili svanirebbero, e nascerebbe un nuovo sapere, quello che ci farebbe forse capire il vero senso di questa vita
elena- Super Mani di Fata
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Re: "ridateci l'abito della festa"
Sottoscrivo le vostre parole. Purtroppo sono state fatte scelte suicide, dagli imprenditori, delocalizzando e perseguendo guadagni che spesso non si sono materializzati, e dai consumatori credendo a quello che propinano la pubblicità e i giornali.
Io personalmente sono felice quando creo, non certo quando spendo (a meno che la spesa non sia in stoffe e materiale vario).
Crisi in greco significa possibilità, quindi penso anch'io che questa crisi può servire a riflettere sulla strada che stiamo percorrendo, come società. E magari a capire che ci sono altri modi di vivere.
Io personalmente sono felice quando creo, non certo quando spendo (a meno che la spesa non sia in stoffe e materiale vario).
Crisi in greco significa possibilità, quindi penso anch'io che questa crisi può servire a riflettere sulla strada che stiamo percorrendo, come società. E magari a capire che ci sono altri modi di vivere.
Re: "ridateci l'abito della festa"
Sì,noi viviamo in un mondo che ha creato la cultura del "bisogno".
Bisogno che non essendo più legato a quello che riguarda il necessario e a quella che è l'intima natura umana -ne abbiamo persa di vista da tempo la vera essenza!!!-viene creato ad hoc dal mercato in una spirale quasi di violenza.
Fermiamoci ad ascoltare il nostro cuore,il nostro sentire. Possiamo reimparare,ce lo auguriamo per tutto il mondo futuro.
Noi cucirini ne abbiamo cominciato il cammino riappropriandoci di una manualità che sembrava scomparsa....
Bisogno che non essendo più legato a quello che riguarda il necessario e a quella che è l'intima natura umana -ne abbiamo persa di vista da tempo la vera essenza!!!-viene creato ad hoc dal mercato in una spirale quasi di violenza.
Fermiamoci ad ascoltare il nostro cuore,il nostro sentire. Possiamo reimparare,ce lo auguriamo per tutto il mondo futuro.
Noi cucirini ne abbiamo cominciato il cammino riappropriandoci di una manualità che sembrava scomparsa....
Re: "ridateci l'abito della festa"
sfortunatamente ,vivendo a Carpi,sono cose che vedo intorno a me ,ditte che chiudono ,piccole realtà famigliari che non esistono più e grandi nomi che continuo a chiedermi da quando sono comparsi nel mercato pochi anni fa come facciano a cavalcare l'onda ,se vedeste cuciture ,composizioni e vari MADE IN ...vi verrebbe la pelle d'oca...ma non sarebbero brividi di piacere .
comunque il mare di fornitori di filati e rappresentanti non passa più di qua ...
comunque il mare di fornitori di filati e rappresentanti non passa più di qua ...
agapula- Super Mani di Fata
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Età : 50
Re: "ridateci l'abito della festa"
vedo ora questa discussione e mi sento toccata da vicino...
studio moda ma attenzione, non sartoria o modellistica o stilismo ma design industriale: studio come progettare abiti, collezioni, tessuti che possano essere realizzati industrialmente ovviamente tenendo conto anche del fattore economico.
sapete cosa ci dicono in università? che armani compra i tessuti più scadenti perchè tanto ormai ha il nome e una giacca armani sarà vista bella anche se fatta di teletta. poi c'è anche il rovescio della medaglia: zara ha tessuti di buona qualità per i prezzi che hanno i capi ma ormai è considerata un brand di fascia medio-bassa e quindi nessuno vedrà qualità in quei capi. ho fatto esempi che ci hanno riportato, non ho notizie dirette.
grazie all'università sono anche entrata in contatto con un'azienda che ancora punta sulla qualità (certo poi vende a prezzi comunque assurdi ma tant'è...), sperimenta, modifica i cartamodelli se il jersey "gira" così da non sprecarlo ma avere comunque capi perfetti e non difettosi. ecco mi piacerebbe lavorare in una realtà così ma purtroppo è di nicchia, in pochi sanno cosa c'è dietro a quello che trovano in negozio, se c'è passione oltre all'interesse economico.
però mostrando ad un amico il prototipo della giacca da sci e dicendo che il prof aveva subito notato i difetti (che ci sono) mi son sentita dire: "ma è fatta molto meglio di tante che compri, meglio di quelle che ti vendono e sono made in china!" non voglio vantarmi del mio lavoro ma solo focalizzarmi sul fatto che forse noi giovani, anche non del campo e quindi "incompetenti" stiamo tornando a capire dov'è la vera qualità. la qualità non è certo nel prototipo di una giacca da sci fatto con tessuti da 1,29 l'etto ma neanche nel cartellino con scritta la marca. è il concetto che si sta diffondendo credo e spero: la marca non è tutto, i 700€ che pago per la giacca non mi garantiscono nulla. la qualità è nelle finiture, nelle cuciture, nei tessuti e nei tagli.
(un po' ot: che rabbia che rabbia...quest'estate ho comprato dei jeans elasticizzati skinny e la gamba si gira! è "sbilenca" uffa, la cucitura dall'interno della gamba cammina e arriva davanti! sì, li ho pagati 20€ e potevo aspettarmelo ma ci sono rimasta male lo stesso)
studio moda ma attenzione, non sartoria o modellistica o stilismo ma design industriale: studio come progettare abiti, collezioni, tessuti che possano essere realizzati industrialmente ovviamente tenendo conto anche del fattore economico.
sapete cosa ci dicono in università? che armani compra i tessuti più scadenti perchè tanto ormai ha il nome e una giacca armani sarà vista bella anche se fatta di teletta. poi c'è anche il rovescio della medaglia: zara ha tessuti di buona qualità per i prezzi che hanno i capi ma ormai è considerata un brand di fascia medio-bassa e quindi nessuno vedrà qualità in quei capi. ho fatto esempi che ci hanno riportato, non ho notizie dirette.
grazie all'università sono anche entrata in contatto con un'azienda che ancora punta sulla qualità (certo poi vende a prezzi comunque assurdi ma tant'è...), sperimenta, modifica i cartamodelli se il jersey "gira" così da non sprecarlo ma avere comunque capi perfetti e non difettosi. ecco mi piacerebbe lavorare in una realtà così ma purtroppo è di nicchia, in pochi sanno cosa c'è dietro a quello che trovano in negozio, se c'è passione oltre all'interesse economico.
però mostrando ad un amico il prototipo della giacca da sci e dicendo che il prof aveva subito notato i difetti (che ci sono) mi son sentita dire: "ma è fatta molto meglio di tante che compri, meglio di quelle che ti vendono e sono made in china!" non voglio vantarmi del mio lavoro ma solo focalizzarmi sul fatto che forse noi giovani, anche non del campo e quindi "incompetenti" stiamo tornando a capire dov'è la vera qualità. la qualità non è certo nel prototipo di una giacca da sci fatto con tessuti da 1,29 l'etto ma neanche nel cartellino con scritta la marca. è il concetto che si sta diffondendo credo e spero: la marca non è tutto, i 700€ che pago per la giacca non mi garantiscono nulla. la qualità è nelle finiture, nelle cuciture, nei tessuti e nei tagli.
(un po' ot: che rabbia che rabbia...quest'estate ho comprato dei jeans elasticizzati skinny e la gamba si gira! è "sbilenca" uffa, la cucitura dall'interno della gamba cammina e arriva davanti! sì, li ho pagati 20€ e potevo aspettarmelo ma ci sono rimasta male lo stesso)
Re: "ridateci l'abito della festa"
Ecco,con queste parole new age ...Fermiamoci ad ascoltare il nostro cuore,il nostro sentire. Possiamo reimparare,ce lo auguriamo per tutto il mondo futuro.......kia7 ha scritto: forse noi giovani, anche non del campo e quindi "incompetenti" stiamo tornando a capire dov'è la vera qualità. la qualità non è certo nel prototipo di una giacca da sci fatto con tessuti da 1,29 l'etto ma neanche nel cartellino con scritta la marca. è il concetto che si sta diffondendo credo e spero: la marca non è tutto, i 700€ che pago per la giacca non mi garantiscono nulla. la qualità è nelle finiture, nelle cuciture, nei tessuti e nei tagli.
volevo dire questo.
Kia,ti stai affacciando ad un mondo che nell'ultimo decennio,diciamo, è precipitato.E l'amore per questo lavoro,la professionalità,la serietà non ha salvato tante aziende che conosco,dai filati,alle stampe,ai tessuti,gli accessori,la confezione....La legge di mercato,mi ripeto, è spietata.
Ma il mercato lo fanno anche i clienti. E' la legge della domanda e dell'offerta. Se tutti cercassimo la qualità,il poco ,ma buono....
Le firme,è da tempo che risparmiano sui tessuti,te l'assicuro!!!!! E per questo tante bellissime tipologie di tessuto sono sparite perché troppo care anche per loro!
....e non ci garantiscono qualità. Bisogna arrivare al prodotto superlusso destinato a pochi. Prima non era così. Potevi acquistare un capo firmato ad un prezzo ragionevole affidandoti al suo nome come garanzia di qualità,vestibilità,immagine.
Oggi il brand è marketing,visualizzazione ,pubblicità....e dico anche violenza quando una campagna pubblicitaria vuole solo suscitare forti sensazioni...ma di cosa????????
Insomma...ridateci l'abito della festa ed il piacere e la gioia di indossarlo ed uscire...come una volta...
Ultima modifica di rigazzarò il Ven Dic 23 2011, 19:32 - modificato 3 volte.
Re: "ridateci l'abito della festa"
è vero.
io sono una di queste persone. non trovo mai vestiti che mi stiano bene e spesso vado di jeans anche nelle feste un vero peccato perché io adoro gli abiti, ma posso portarli solo con la cucitura sotto al seno, per nascondere pancetta e fianchi e non riesco a trovarne in commercio. una vera rabbia
io sono una di queste persone. non trovo mai vestiti che mi stiano bene e spesso vado di jeans anche nelle feste un vero peccato perché io adoro gli abiti, ma posso portarli solo con la cucitura sotto al seno, per nascondere pancetta e fianchi e non riesco a trovarne in commercio. una vera rabbia
Re: "ridateci l'abito della festa"
mi rendo conto solo ora di aver scritto un post che può apparire supponente...scusatemi, ero presa dal pathos dell'argomento e non ho riletto nulla
comunque avete ragione tutte ma...io alla fine sono la prima che va a comprare da H&M etc, consapevole di comprare prodotti non di qualità ma le mie tasche lì si fermano se voglio togliermi qualche sfizio. io non ce l'ho con le catene di fasci bassa o medio-bassa ma con quelle di fascia alta, con i marchi rinomati.
@Ro: è vero che mi sto affacciando ad un mondo dove ormai i materiali e la confezione sono in secondo piano ma manco ci sono entrata e ho deciso di uscirne (almeno un po')...vorrei deviare il mio percorso verso l'abbigliamento tecnico. in quel settore le firme forse forse sono ancora un po' garanzia di qualità, per fortuna ancora non ti vendono giacche di velina a 300€ perchè visto l'utilizzo più "estremo" che si fa dei prodotti questi devono essere un inimo fatti bene se no cadono a pezzi alla prima caduta sigli sci o al primo movimento brusco...speriamo in bene...
comunque avete ragione tutte ma...io alla fine sono la prima che va a comprare da H&M etc, consapevole di comprare prodotti non di qualità ma le mie tasche lì si fermano se voglio togliermi qualche sfizio. io non ce l'ho con le catene di fasci bassa o medio-bassa ma con quelle di fascia alta, con i marchi rinomati.
@Ro: è vero che mi sto affacciando ad un mondo dove ormai i materiali e la confezione sono in secondo piano ma manco ci sono entrata e ho deciso di uscirne (almeno un po')...vorrei deviare il mio percorso verso l'abbigliamento tecnico. in quel settore le firme forse forse sono ancora un po' garanzia di qualità, per fortuna ancora non ti vendono giacche di velina a 300€ perchè visto l'utilizzo più "estremo" che si fa dei prodotti questi devono essere un inimo fatti bene se no cadono a pezzi alla prima caduta sigli sci o al primo movimento brusco...speriamo in bene...
Re: "ridateci l'abito della festa"
Secondo me sono stati creati bisogni...è vero che il mercato lo fanno i clienti ma è un circolo vizioso con le nostre abitudini e il nostro pensiero...mi è tristemente capitato di andare in visita ai miei zii "ricchi" usando, per ben 2 anni di seguito, lo stesso cappotto in pelle (bellissimo capo, preso in una pelicceria artigianale, usato, appunto "per le feste") e la cosa...rozzamente, mi è stata fatta notare...
Ho anche letto articoli di giornale in cui facevano notare come famose stelline della nostra tv nazionale riciclassero vestiti di scena per più di una trasmissione, cosa sottolineata con un certo disprezzo (o almeno l'ho interpretata così).
O anche rendersi conto che non è necessario cambiare un guardaroba al mese per lavorare in certi uffici, perchè non inficiano sulla bravura o sul "decoro," non sarebbe male....ma secondo me il problema è "antico", amiche pensionate di mia madre hanno esordito con frasi "sai, ero responsabile di azienda quindi ho il guardaroba pieno perchè mi serviva per lavoro...ora che sono in pensione posso non comprare più nulla!"
Il "poter comprare", insieme alla firma, è uno status simbol...un tempo forse lo era il gusto del bello anche nella scelta di quell'unico abito domenicale.
Ho anche letto articoli di giornale in cui facevano notare come famose stelline della nostra tv nazionale riciclassero vestiti di scena per più di una trasmissione, cosa sottolineata con un certo disprezzo (o almeno l'ho interpretata così).
O anche rendersi conto che non è necessario cambiare un guardaroba al mese per lavorare in certi uffici, perchè non inficiano sulla bravura o sul "decoro," non sarebbe male....ma secondo me il problema è "antico", amiche pensionate di mia madre hanno esordito con frasi "sai, ero responsabile di azienda quindi ho il guardaroba pieno perchè mi serviva per lavoro...ora che sono in pensione posso non comprare più nulla!"
Il "poter comprare", insieme alla firma, è uno status simbol...un tempo forse lo era il gusto del bello anche nella scelta di quell'unico abito domenicale.
Jam- Super Mani di Fata
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Re: "ridateci l'abito della festa"
Tutto verissimo!!!
Io da quando ho ripreso a cucire...guardo le vetrine e i grandi magazzini "con la puzza sotto al naso..!!!"
Eh già: alla fine ho scoperto che sono più brava io (il che è tutto dire)...i negozi di abbigliamento con me ormai fanno pochi affari..
In più la moda "stracciaiola" non mi piace :personalmente non ne posso più di fronzoli,pizzetti, lustrini..orli penzolanti,frange e chi più ne ha più ne metta. Io sono abbastanza minimal: meglio un bel tessuto e un buon taglio e gli accessori giusti, senza tanti orpelli.
Al massimo 1 paio di jeans (troppo difficili da fare) e una maglietta leggera (i maglioni pesanti li faccio da me ormai da una vita) e 1 paio di scarpe belle..ecco cosa comprerò (in svendita)
Io da quando ho ripreso a cucire...guardo le vetrine e i grandi magazzini "con la puzza sotto al naso..!!!"
Eh già: alla fine ho scoperto che sono più brava io (il che è tutto dire)...i negozi di abbigliamento con me ormai fanno pochi affari..
In più la moda "stracciaiola" non mi piace :personalmente non ne posso più di fronzoli,pizzetti, lustrini..orli penzolanti,frange e chi più ne ha più ne metta. Io sono abbastanza minimal: meglio un bel tessuto e un buon taglio e gli accessori giusti, senza tanti orpelli.
Al massimo 1 paio di jeans (troppo difficili da fare) e una maglietta leggera (i maglioni pesanti li faccio da me ormai da una vita) e 1 paio di scarpe belle..ecco cosa comprerò (in svendita)
Ultima modifica di ritamari il Ven Dic 23 2011, 17:46 - modificato 1 volta.
ritamari- Super Sarta/o
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Re: "ridateci l'abito della festa"
ritamari ha scritto:Tutto verissimo!!!
Io da quando ho ripreso a cucire...guardo le vetrine e i grandi magazzini "con la puzza sotto al naso..!!!"
E fai bene. Dobbiamo avere la "puzza sotto il naso", per evitare di farci prendere in giro. Ieri pomeriggio ho accompagnato mia figlia a fare qualche acquisto in un centro commerciale, se fosse stato per me non avrei comprato nulla. Non c'era nulla di bello.
Re: "ridateci l'abito della festa"
Credo che il discorso sia venuto fuori fra me e Maryon alla fiera abilmente ....
Già quando ero una ragazzina avevo il vizio di modificare i capi (era raro che mettessi un capo così come era) ma da quando me li faccio, non mi riesce facile trovare un capo da acquistare.
Però io ho un problema sui capi che mi faccio so che ci sono dei difetti, e mi sembra che li vedano tutti!
Devo ammettere che comunque io mantego l'usanza del vestito del dì di festa, magari non c'è così tanto divario come in passato ma mi piace tenere un paio di capi che mi facciano sentire bella[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
Già quando ero una ragazzina avevo il vizio di modificare i capi (era raro che mettessi un capo così come era) ma da quando me li faccio, non mi riesce facile trovare un capo da acquistare.
Però io ho un problema sui capi che mi faccio so che ci sono dei difetti, e mi sembra che li vedano tutti!
Devo ammettere che comunque io mantego l'usanza del vestito del dì di festa, magari non c'è così tanto divario come in passato ma mi piace tenere un paio di capi che mi facciano sentire bella[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
Re: "ridateci l'abito della festa"
Purtroppo sono Sante Parole e molto, molto tristi...
Già da parecchio tempo, anche se non solita agli acquisti di abbigliamento,
ho avuto modo di notare la scaduta qualità e gli straccetti venduti a caro prezzo...
Nel mio piccolo suppongo che la maggior parte delle persone oggi,
non ha la possibilità di comprendere, non avendo modo più di comparare...
E' davvero una grossa perdita culturale a mio avviso,
visto che fino a poco tempo fa l'Italia si distingueva proprio per l'artigianato di alta qualità...
Purtroppo il made in china sovrasta qualsiasi campo sovrano
rovinando oltremodo il mercato artigianale di qualità...
Nel mio piccolo per principio non acquisto nulla made in china,
anche se non sempre mi riesce...
Già da parecchio tempo, anche se non solita agli acquisti di abbigliamento,
ho avuto modo di notare la scaduta qualità e gli straccetti venduti a caro prezzo...
Nel mio piccolo suppongo che la maggior parte delle persone oggi,
non ha la possibilità di comprendere, non avendo modo più di comparare...
E' davvero una grossa perdita culturale a mio avviso,
visto che fino a poco tempo fa l'Italia si distingueva proprio per l'artigianato di alta qualità...
Purtroppo il made in china sovrasta qualsiasi campo sovrano
rovinando oltremodo il mercato artigianale di qualità...
Nel mio piccolo per principio non acquisto nulla made in china,
anche se non sempre mi riesce...
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