Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
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Let's Sew! :: CUCIAMO! :: Tessuti
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Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
Come annunciato nel mio post in Refashion!, ho preparato un articolo sulle stoffe ed abiti tipici africani. Lungi dall'essere un lavoro completo, vi illustro qui anche alcune tecniche per la produzione e colorazione dei tessuti.
In anticipo mi scuso se a volte il testo non scorre, ma tradurre tutto dall’inglese usato qui è difficoltoso perché dimentico che non sempre i modi di dire corrispondono in italiano e molte cose le dico solo in inglese e purtroppo mi riesce difficile trovare le parole giuste.
Sono andata a far visita alla mia amica Doris, che da circa due mesi ha aperto un piccolo atelier in casa, in cui confeziona vestiti per uomo, donna e bambino. Ho registrato l’intervista (una ventina di minuti in totale, inclusa la visita del laboratorio) con la mia camera e vi ripropongo in traduzione le parti salienti, arricchendo il contenuto con le tante foto che ho scattato e con ciò che ho osservato, che mi è stato raccontato, spiegato da amici africani e che ho studiato nei miei anni passati in Africa.
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] (Foto: Doris mi mostra un elegante Kaftan maschile)
Doris Ukpe John è una ragazza nigeriana che ho conosciuto alcuni anni fa in Angola, poi ci siamo perse di vista perché io sono andata in Congo e lei in Scozia. Ci siamo ritrovate qui in Nigeria l’anno scorso, ma ho scoperto solo la settimana scorsa che Doris ha una passione del cucito, sfociata nell’apertura di un piccolo e delizioso atelier in casa. E’ stato un incontro ricco di spunti e davvero interessante per imparare qualcosa su tradizioni e tessuti africani, ed in particolare nigeriani.
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(Foto: Stampe tipiche provenienti da Ghana, Costa d’Avorio, Senegal, Benin e Nigeria)
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Seppure sembra banale, bisogna ricordare che l’Africa è divisa in Stati, raggruppati geograficamente e culturalmente in Africa del Nord, Africa dell’Est, Africa dell’Ovest e Africa del Sud. Così anche per quanto riguarda i tessuti, in Africa c’è una grande base comune riguardo alle tradizioni, una base costante che ha subito pochissimi cambiamenti per quanto concerne la consistenza delle stoffe. Diversi secoli fa venivano lavorati capelli o peli di animale insieme alle fibre di alberi (specie le palme da cocco, che hanno foglie lunghe e pinnate, utilizzate anche per costruire tetti e scope) per ottenere stoffe, usate per vestiti, lenzuola, ma anche tendaggi per finestre e porte. Ancora oggi molte case semplici costituite da un'unica stanza, denominate baracche, hanno stoffe per coprire le aperture della porta e delle finestre che sono sprovviste di vetri e porta vera e propria. Con il passare del tempo le stoffe venivano prodotte in modo più complesso, divenendo anche un’importante moneta di scambio e baratto.
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] (Foto: Angola 2008, tipico modo di trasportare i bimbi dietro la schiena)
Ciò che non è cambiato molto nel tempo sono i disegni e i metodi di tessitura e stampa delle stoffe africane. Ad esempio la classica striscia di stoffa che le donne utilizzano per trasportare i bimbi dietro la schiena, che avvolgono attorno alla testa e al bacino è molto usata nell’Africa dell’Ovest (per intenderci, gli Stati che si affacciano sull’Oceano Atlantico, tra cui Angola, Congo, Gabon, Cameroon, Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio...) ma in particolare nel Congo tale stoffa è tessuta con le foglie di rafia e decorata con tipici disegni geometrici. Questa stoffa è chiamata Kuba, dal nome della tribù che la produce, appunto Kuba.
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(Foto: rafia congolese naturale e tinta in rosso)
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] (Foto: esempio di stoffa Kuba)
A mio parere la stoffa Kuba si presenta di lavorazione grezza, non rozza o, a seconda della lavorazione, risulta vellutata, gradevole per le sfumature del marrone, crema e nero. Nella loro irregolarità, i disegni geometrici della stoffa Kuba mi ricordano Picasso. Kuba è spesso usata come arazzo (semplicemente appeso al muro con un bamboo, tipo tenda, almeno è ciò che ho visto io e come mi ha consigliato il venditore) o viene utilizzata come tappeto. I congolesi lo usano anche per dormire, perché in molti non amano dormire sui materassi, preferendo ad essi il pavimento (preferenza diffusa un po' in tutta l’Africa, ed io ho mal di schiena per loro!)
Si possono vedere ancora persone lavorare con i telai a mano e spesso i coloranti sono ricavati da erbe, frutta, noci, corteccia di alberi, mescolati con prodotti chimici. Anche i colori hanno un’importanza legata a credenze e tradizioni, ed ogni Stato li interpreta in modo differente. Qui in Nigeria ad esempio il rosso è un colore minaccioso che protegge dal male ed é usato dai capi tribù, mentre in Ghana è un colore di lutto.
Ancora oggi l’appartenenza ad una tribù ha qui un enorme significato. Ha valore tanto per chi vive nei villaggi dell’entroterra quanto per chi vive nelle grandi città di tutta l’Africa e lavora in uffici, banche o semplicemente vende frutta per strada. Tribù rivali restano rivali anche in giacca e cravatta. Tribù affiatate restano vicine e collaborative anche attraverso lo sportello di una banca. E vi posso assicurare che non è leggenda o cinematografia.
Doris sottolinea che in Nigeria esistono tre principali tribù: Hausa, Yoruba, Ibo, (si pronunciano con le seguenti accentuazioni àusa, iorùba, ìbo). E che i sistemi di credenze, fashion e modi di vestire seguono e rispecchiano le peculiarità di ogni tribù.
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(Foto: Asoke e dettaglio del ricamo fatto a mano)
Tessuto tipico degli Yoruba è Asoke (si pronuncia asciokè e non metto articolo perchè non so se sia maschile o femminile), robusto e pratico e a mio parere veramente bello. Questo tessuto è molto usato nelle cerimonie ufficiali, nei riti religiosi e per i funerali. Si tratta di striscie di tessuto pesante che vengono uniti tra loro e ricamati a mano, con decori geometrici. Usati per avvolgere i capelli (headgear) a da avvolgere intorno al bacino (wrapper).
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] (Foto: Adire)
Altro tessuto è Adire (pronuncia adirè con la r inglese) detta anche in inglese “tie and dye” (lega e tingi), degli Yoruba in Nigeria (ma realizzato ad esempio anche in Senegal). La stoffa si presenta rigida e quasi cartacea, perchè viene intinta nella cera per preparare il tessuto ad essere più resistente per l’immersione nel colore. I disegni restano geometrici in quanto il tessuto viene legato molto strettamente con la rafia o simili, ottenendo l’effetto che laddove la rafia stringe il tessuto il colore non ha modo di fissarsi lasciando la stoffa nel suo colore di base. Il risultato è davvero incredibile!
Sicuramente tutte voi conoscete i tessuti Batik. Anche il Batik è un metodo di lavorazione africano del tessuto. A differenza del metodo Adire, il Batik è ottenuto inserendo nella stoffa piccoli sassi, noci, semi, tappi di bottiglia o quant’altro la fantasia suggerisce e annodare strettamente la stoffa attorno ad esso in vari punti della stoffa.
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(Foto: Batik e dettaglio. Nella prima foto si vede come il lavoro di preparazione parta dall’angolo. Riuscite ad immaginare quanti nodi siano stati fatti su questa stoffa?)
Si immerge così la stoffa in un unico colore, oppure vengono eseguiti vari bagni di colore, iniziando dal colore più chiaro. Il risultato è un arcobaleno fantasioso. Un secondo metodo Batik consiste nel disegnare a mano libera sulla stoffa utilizzando la cera (che è idrorepellente) ed intingere il tessuto nel colore. Dopo l’essiccazione la cera viene raschiata via lasciando emergere il disegno che mantiene il colore base del tessuto. Bellissime tovaglie da tavola vengono realizzate qui in Nigeria con questo metodo.
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(Foto: la mia tovaglia e un paio di tovaglioli, notate come il colore si lega in modo incoerente al tessuto dando sfumature sempre diverse)
Doris mi spiega che in Africa le donne spendono molto tempo ad abbellire i tessuti con perline, lavorando a mano e creando decori quali fiori, geometrie e ciò che la fantasia o il decoro del tessuto suggerisce. Ho visto di persona nei mercati locali ragazze decorare metri di stoffa con una pazienza quasi proverbiale ed innata qui in Africa.
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(Foto: Doris mi mostra una corpetto tipico delle donne Ibu. Particolare del ricamo con perline fatto a mano. Metri e metri di stoffe ricamate a mano con perline...)
Nella semi oscurità delle loro botteghine, le donne lavorano con ago, filo, perline e lustrini per ore ed ore. Purtroppo non ho foto perché nei mercati ed in genere per strada è proibito fare foto ed io che sono straniera sono un facile target. Mi spiace. Accanto ai ricami fatti a mano, in Nigeria vengono usati molto anche i prodotti cinesi. La presenza massiccia di cinesi e dei loro prodotti ha fatto sì che perline e coralli originali venissero soppiantati da perline di plastica, visto il minor costo. Doris sottolinea che nelle cerimonie ufficiali, matrimoni ed occasioni importanti, le donne usano capi tradizionali, evitando accuratamente decorazioni, tessuti e fantasie non originali e non legali alla tradizione della tribù di appartenenza.
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(Foto: tessuti DaViva, uno dei brand più rinomati in Nigeria. Esposizione di tessuti con colori e decorazioni tipiche africane)
Ad ogni modo, le fantasie, gli accostamenti di colori e tessuti qui in Africa è infinita. Non ho mai visto due vestiti uguali, se non nei matrimoni tradizionali, dove tutte le damigelle e le donne seguono la tradizione di indossare abiti tutti uguali, seppure il taglio è a scelta, la fantasia e la stoffa è scelta (e fornita) dalla sposa ed è unica per tutte. Il vedere tante donne di corporature diverse (molto robuste o decisamente magre) attillate in vestiti realizzati con la stessa stoffa... beh a me fa sempre sorridere, le trovo piuttosto buffe. Sottolineo che qui grasso è bello, o meglio è indice di ricchezza, chi è grasso significa che mangia e quindi ha denaro. Benché a causa della sempre maggiore e continua presenza di bianchi (con gusti differenti in fatto di corporatura femminile), gli standard ed i gusti della nuova generazione stanno cambiando lentamente.
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(Foto: il sarto che lavora con Doris. Alcuni scampoli. Le fantasie vengono anche ritagliate ed usate per decorare ulteriormente i tessuti o i bordi di essi)
Proseguiamo poi nel laboratorio dove il sarto è intento a lavorare. Vi mostro una galleria di immagini dei vestiti.
E tra parentesi... Il quarto vestito, quello in jeans... l'ho comprato! Amore a prima vista
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Notate come i tessuti dalle fantasie africane vengano utilizzati per capi prettamente europei, così come la bellissima contaminazione tra stoffe jeans e colori africani, tessuti più europei si sposino con gli abiti tradizionali africani come il Kaftan, completo maschile composto da casacca dritta e pantalone semplice con elastico in vita. Il Kaftan e molto diffuso in Nigeria, la versione femminile prevede un abito lungo e morbido, con maniche lunghe (Nella foto sul manichino). Un’usanza nigeriana prevede che ogni venerdì (in preparazione al week-end) la maggioranza degli impiegati ha il permesso di vestire il Kaftan al posto della giacca e cravatta. Nel vedere gli uomini con questa tenuta io penso sempre con simpatia di essere ad un mega pigiama party :) e di aver dimenticato il mio pigiama a casa...
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(Foto su: bellissimo Kaftan da uomo. Abito e particolare della manica e giromanica)
(Foto giù: due bellissime bluse)
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Visitate anche il sito web di Doris, in cui potrete vedere altri lavori, e magari prendere spunto per creare o rinnovare i vostri capi.
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Un abbraccio a tutte.
In anticipo mi scuso se a volte il testo non scorre, ma tradurre tutto dall’inglese usato qui è difficoltoso perché dimentico che non sempre i modi di dire corrispondono in italiano e molte cose le dico solo in inglese e purtroppo mi riesce difficile trovare le parole giuste.
Sono andata a far visita alla mia amica Doris, che da circa due mesi ha aperto un piccolo atelier in casa, in cui confeziona vestiti per uomo, donna e bambino. Ho registrato l’intervista (una ventina di minuti in totale, inclusa la visita del laboratorio) con la mia camera e vi ripropongo in traduzione le parti salienti, arricchendo il contenuto con le tante foto che ho scattato e con ciò che ho osservato, che mi è stato raccontato, spiegato da amici africani e che ho studiato nei miei anni passati in Africa.
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Doris Ukpe John è una ragazza nigeriana che ho conosciuto alcuni anni fa in Angola, poi ci siamo perse di vista perché io sono andata in Congo e lei in Scozia. Ci siamo ritrovate qui in Nigeria l’anno scorso, ma ho scoperto solo la settimana scorsa che Doris ha una passione del cucito, sfociata nell’apertura di un piccolo e delizioso atelier in casa. E’ stato un incontro ricco di spunti e davvero interessante per imparare qualcosa su tradizioni e tessuti africani, ed in particolare nigeriani.
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Seppure sembra banale, bisogna ricordare che l’Africa è divisa in Stati, raggruppati geograficamente e culturalmente in Africa del Nord, Africa dell’Est, Africa dell’Ovest e Africa del Sud. Così anche per quanto riguarda i tessuti, in Africa c’è una grande base comune riguardo alle tradizioni, una base costante che ha subito pochissimi cambiamenti per quanto concerne la consistenza delle stoffe. Diversi secoli fa venivano lavorati capelli o peli di animale insieme alle fibre di alberi (specie le palme da cocco, che hanno foglie lunghe e pinnate, utilizzate anche per costruire tetti e scope) per ottenere stoffe, usate per vestiti, lenzuola, ma anche tendaggi per finestre e porte. Ancora oggi molte case semplici costituite da un'unica stanza, denominate baracche, hanno stoffe per coprire le aperture della porta e delle finestre che sono sprovviste di vetri e porta vera e propria. Con il passare del tempo le stoffe venivano prodotte in modo più complesso, divenendo anche un’importante moneta di scambio e baratto.
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Ciò che non è cambiato molto nel tempo sono i disegni e i metodi di tessitura e stampa delle stoffe africane. Ad esempio la classica striscia di stoffa che le donne utilizzano per trasportare i bimbi dietro la schiena, che avvolgono attorno alla testa e al bacino è molto usata nell’Africa dell’Ovest (per intenderci, gli Stati che si affacciano sull’Oceano Atlantico, tra cui Angola, Congo, Gabon, Cameroon, Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio...) ma in particolare nel Congo tale stoffa è tessuta con le foglie di rafia e decorata con tipici disegni geometrici. Questa stoffa è chiamata Kuba, dal nome della tribù che la produce, appunto Kuba.
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A mio parere la stoffa Kuba si presenta di lavorazione grezza, non rozza o, a seconda della lavorazione, risulta vellutata, gradevole per le sfumature del marrone, crema e nero. Nella loro irregolarità, i disegni geometrici della stoffa Kuba mi ricordano Picasso. Kuba è spesso usata come arazzo (semplicemente appeso al muro con un bamboo, tipo tenda, almeno è ciò che ho visto io e come mi ha consigliato il venditore) o viene utilizzata come tappeto. I congolesi lo usano anche per dormire, perché in molti non amano dormire sui materassi, preferendo ad essi il pavimento (preferenza diffusa un po' in tutta l’Africa, ed io ho mal di schiena per loro!)
Si possono vedere ancora persone lavorare con i telai a mano e spesso i coloranti sono ricavati da erbe, frutta, noci, corteccia di alberi, mescolati con prodotti chimici. Anche i colori hanno un’importanza legata a credenze e tradizioni, ed ogni Stato li interpreta in modo differente. Qui in Nigeria ad esempio il rosso è un colore minaccioso che protegge dal male ed é usato dai capi tribù, mentre in Ghana è un colore di lutto.
Ancora oggi l’appartenenza ad una tribù ha qui un enorme significato. Ha valore tanto per chi vive nei villaggi dell’entroterra quanto per chi vive nelle grandi città di tutta l’Africa e lavora in uffici, banche o semplicemente vende frutta per strada. Tribù rivali restano rivali anche in giacca e cravatta. Tribù affiatate restano vicine e collaborative anche attraverso lo sportello di una banca. E vi posso assicurare che non è leggenda o cinematografia.
Doris sottolinea che in Nigeria esistono tre principali tribù: Hausa, Yoruba, Ibo, (si pronunciano con le seguenti accentuazioni àusa, iorùba, ìbo). E che i sistemi di credenze, fashion e modi di vestire seguono e rispecchiano le peculiarità di ogni tribù.
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(Foto: Asoke e dettaglio del ricamo fatto a mano)
Tessuto tipico degli Yoruba è Asoke (si pronuncia asciokè e non metto articolo perchè non so se sia maschile o femminile), robusto e pratico e a mio parere veramente bello. Questo tessuto è molto usato nelle cerimonie ufficiali, nei riti religiosi e per i funerali. Si tratta di striscie di tessuto pesante che vengono uniti tra loro e ricamati a mano, con decori geometrici. Usati per avvolgere i capelli (headgear) a da avvolgere intorno al bacino (wrapper).
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Altro tessuto è Adire (pronuncia adirè con la r inglese) detta anche in inglese “tie and dye” (lega e tingi), degli Yoruba in Nigeria (ma realizzato ad esempio anche in Senegal). La stoffa si presenta rigida e quasi cartacea, perchè viene intinta nella cera per preparare il tessuto ad essere più resistente per l’immersione nel colore. I disegni restano geometrici in quanto il tessuto viene legato molto strettamente con la rafia o simili, ottenendo l’effetto che laddove la rafia stringe il tessuto il colore non ha modo di fissarsi lasciando la stoffa nel suo colore di base. Il risultato è davvero incredibile!
Sicuramente tutte voi conoscete i tessuti Batik. Anche il Batik è un metodo di lavorazione africano del tessuto. A differenza del metodo Adire, il Batik è ottenuto inserendo nella stoffa piccoli sassi, noci, semi, tappi di bottiglia o quant’altro la fantasia suggerisce e annodare strettamente la stoffa attorno ad esso in vari punti della stoffa.
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(Foto: Batik e dettaglio. Nella prima foto si vede come il lavoro di preparazione parta dall’angolo. Riuscite ad immaginare quanti nodi siano stati fatti su questa stoffa?)
Si immerge così la stoffa in un unico colore, oppure vengono eseguiti vari bagni di colore, iniziando dal colore più chiaro. Il risultato è un arcobaleno fantasioso. Un secondo metodo Batik consiste nel disegnare a mano libera sulla stoffa utilizzando la cera (che è idrorepellente) ed intingere il tessuto nel colore. Dopo l’essiccazione la cera viene raschiata via lasciando emergere il disegno che mantiene il colore base del tessuto. Bellissime tovaglie da tavola vengono realizzate qui in Nigeria con questo metodo.
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(Foto: la mia tovaglia e un paio di tovaglioli, notate come il colore si lega in modo incoerente al tessuto dando sfumature sempre diverse)
Doris mi spiega che in Africa le donne spendono molto tempo ad abbellire i tessuti con perline, lavorando a mano e creando decori quali fiori, geometrie e ciò che la fantasia o il decoro del tessuto suggerisce. Ho visto di persona nei mercati locali ragazze decorare metri di stoffa con una pazienza quasi proverbiale ed innata qui in Africa.
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(Foto: Doris mi mostra una corpetto tipico delle donne Ibu. Particolare del ricamo con perline fatto a mano. Metri e metri di stoffe ricamate a mano con perline...)
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(Foto: tessuti DaViva, uno dei brand più rinomati in Nigeria. Esposizione di tessuti con colori e decorazioni tipiche africane)
Ad ogni modo, le fantasie, gli accostamenti di colori e tessuti qui in Africa è infinita. Non ho mai visto due vestiti uguali, se non nei matrimoni tradizionali, dove tutte le damigelle e le donne seguono la tradizione di indossare abiti tutti uguali, seppure il taglio è a scelta, la fantasia e la stoffa è scelta (e fornita) dalla sposa ed è unica per tutte. Il vedere tante donne di corporature diverse (molto robuste o decisamente magre) attillate in vestiti realizzati con la stessa stoffa... beh a me fa sempre sorridere, le trovo piuttosto buffe. Sottolineo che qui grasso è bello, o meglio è indice di ricchezza, chi è grasso significa che mangia e quindi ha denaro. Benché a causa della sempre maggiore e continua presenza di bianchi (con gusti differenti in fatto di corporatura femminile), gli standard ed i gusti della nuova generazione stanno cambiando lentamente.
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(Foto: il sarto che lavora con Doris. Alcuni scampoli. Le fantasie vengono anche ritagliate ed usate per decorare ulteriormente i tessuti o i bordi di essi)
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E tra parentesi... Il quarto vestito, quello in jeans... l'ho comprato! Amore a prima vista
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Notate come i tessuti dalle fantasie africane vengano utilizzati per capi prettamente europei, così come la bellissima contaminazione tra stoffe jeans e colori africani, tessuti più europei si sposino con gli abiti tradizionali africani come il Kaftan, completo maschile composto da casacca dritta e pantalone semplice con elastico in vita. Il Kaftan e molto diffuso in Nigeria, la versione femminile prevede un abito lungo e morbido, con maniche lunghe (Nella foto sul manichino). Un’usanza nigeriana prevede che ogni venerdì (in preparazione al week-end) la maggioranza degli impiegati ha il permesso di vestire il Kaftan al posto della giacca e cravatta. Nel vedere gli uomini con questa tenuta io penso sempre con simpatia di essere ad un mega pigiama party :) e di aver dimenticato il mio pigiama a casa...
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AliasHada- Utente
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Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
grazie, grazie di cuore!
tante informazioni ed immagini, chiare ed interessantissime, mi piacerebbe moltissimo cucire uno di quegli abiti meravigliosi che danzano con il corpo dentro
tante informazioni ed immagini, chiare ed interessantissime, mi piacerebbe moltissimo cucire uno di quegli abiti meravigliosi che danzano con il corpo dentro
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
Hai fatto un lavoro splendido!!!
Bellissimo reportage...grazie di cuore!!!!
Bellissimo reportage...grazie di cuore!!!!
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
ho letto tutto con grande ammirazione........ed è bello scoprire vari usi e costumi,,ora vado a vedere il sito di Doris.
giovi59- Super Mani di Fata
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Località : poncarale (brescia)
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
Grazie a voi ragazze, ieri sono stata incollata qui con le cuffie ad riascoltare l'intervista e a trascrivere scegliendo le foto fino alle 2, oggi sono ultrarimbambita le foto della rafia e della mia tovaglia infatti le ho scattate stanotte e fanno pietà.
Comunque sorvoliamo :)
E per le appassionate di macchine da cucire... Ecco le macchine presenti nell'atelier.
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Comunque sorvoliamo :)
E per le appassionate di macchine da cucire... Ecco le macchine presenti nell'atelier.
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AliasHada- Utente
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Località : Messico - Tabasco
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
caspita grazie!!!
che meraviglia quelle stoffe!!! le adoro!!!
e che brava la tua amica doris!!!
che meraviglia quelle stoffe!!! le adoro!!!
e che brava la tua amica doris!!!
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
E' tutto molto interessante!! Grazie per la conoscenza di altre realtà che ci offri.
ma' ena- Super Mani di Fata
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Età : 74
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Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
Ci hai fatto un servizio eccellente! anch'io ieri sera ero rimbambita dal caldo che non se ne va più e mi sono riguardata tutto ora a mente fresca..........e non posso fare a meno di ringraziarti di nuovo.
giovi59- Super Mani di Fata
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Data d'iscrizione : 14.07.11
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Località : poncarale (brescia)
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
Interessantissima questa panoramica sui tessuti e le tradizioni africane! Non conoscevo il metodo Batik con la cera, ma mi ha incuriosito davvero tantissimo!
Fra_Melina- Super Sartina/o Attiva/o
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Età : 44
Località : Massa Lombarda (RA)
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
Grazie a voi ragazze di aver avuto la pazienza e la voglia di leggere il post, un po' lungo forse.
Tra l'altro stamattina ho scattato due foto (altre foto! ) di due vestiti che erano nell'armadio.
Questo ampio abito qui è un vestito tipico del Cameroon, vedete quanto è differente dagli abiti nigeriani? Eppure il Cameroon è proprio accanto alla Nigeria, diciamo vicini di casa :) in dettaglio il particolare dello scollo, in cui è stato inserito un anello di plastica delle tende coperto di stoffa (ingegnoso, vero?) e le maniche hanno un'apertura che ho ritrovato anche nei vestiti nigeriani. Mi domando se sia per il sudore...
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Questo è invece un abito tipico marocchino, leggero e morbido, che non evidenzia le forme femminili (nel rispetto dei precetti dell'Islam), ad ogni modo decisamente comodo e fresco. Abiti simili sono tipici anche dell'Algeria, anch'essa di religione islamica.
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Scusate le grinze, ma erano ripiegati e non appesi. Poi sto preparando le cose per il trasferimento, quindi io ed il ferro ci siamo separati
Un abbraccio a tutte e buona domenica :)
Tra l'altro stamattina ho scattato due foto (altre foto! ) di due vestiti che erano nell'armadio.
Questo ampio abito qui è un vestito tipico del Cameroon, vedete quanto è differente dagli abiti nigeriani? Eppure il Cameroon è proprio accanto alla Nigeria, diciamo vicini di casa :) in dettaglio il particolare dello scollo, in cui è stato inserito un anello di plastica delle tende coperto di stoffa (ingegnoso, vero?) e le maniche hanno un'apertura che ho ritrovato anche nei vestiti nigeriani. Mi domando se sia per il sudore...
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Questo è invece un abito tipico marocchino, leggero e morbido, che non evidenzia le forme femminili (nel rispetto dei precetti dell'Islam), ad ogni modo decisamente comodo e fresco. Abiti simili sono tipici anche dell'Algeria, anch'essa di religione islamica.
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Scusate le grinze, ma erano ripiegati e non appesi. Poi sto preparando le cose per il trasferimento, quindi io ed il ferro ci siamo separati
Un abbraccio a tutte e buona domenica :)
AliasHada- Utente
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Località : Messico - Tabasco
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
io non sono mai stufa di vedere le foto: il primo vestito sarebbe bello vederlo indossato perchè non riesco a capire com'è
giovi59- Super Mani di Fata
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Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
Grazie AliasHada, il tuo reportage è molto interessante e mi ha aperto una finestra da cui sbirciare su un continente che non conosco affatto!
ago- Super Sarta/o
- Messaggi : 695
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Località : Sardegna
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
grazie alias.....tutto fantastico,un'altro mondo che non conoscevo, tante cose da scoprire.....
che tessuti... le macchine da cucire e gli abiti
.........tutto bello.........
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lory78- Super Mani di Fata
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Località : genovese che vive in....Calabria
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
Grazie ragazze, sono felice che abbiate gradito il mio post.
Una cosa che mi preme che voi sappiate è che di norma i sarti qui non lavorano in casa come la mia amica Doris, che dovete considerare come una cosa di lusso. Qui il livello di vita è molto più basso, i sarti lavorano in botteghine buie e senza corrente (qui si usano generatori individuali), le macchine da cucire sono di quelle di una volta con la manovella di lato: niente pedale elettrico, visto che non c'è corrente. Ed anche in questo caso, non tutti possono permettersi di farsi cucire vestiti, seppure i prezzi sono bassissimi, per un vestito fatto su misura (mentre in Italia è il contrario). Per darvi un'idea, 6 yarde di stoffa (misura standard in cui viene venduto una confezione di stoffa, 5,5m circa) io le pago tra i 10 e 15euro circa. Ma io sono straniera (e bianca per di più) quindi i prezzi per me sono almeno raddoppiati. E loro comprano solo la quantità di stoffa necessaria per realizzare il vestito, quindi ad esempio 2 o 3 yarde per un abito, pagando un piccolo extra per il lavoro del sarto. In realtà qui costa decisamente meno farsi fare gli abiti su misura, che comprarli nei negozi (comunque ritenuti un lusso per ricchi).
Molto più comune, inoltre, è l'attività del sarto "on the road" (come li chiamo io), cioè dei ragazzi che camminano per strada con la macchina da cucire sulla spalla e fanno lavori sartoriali veloci, come riparare uno strappo, accorciare pantaloni, orli alle gonne e simili. E, udite udite, sono solo RAGAZZI, UOMINI. Le donne non fanno questo lavoro, loro vanno in giro con cesti enormi sulla testa vendendo pane, cibo preparato o bevande di erbe e frutta (cose comunque locali).
Se riesco a "rubare" una foto per strada di un sarto "on the road" ve la posto, magari ne becco uno che passa davanti al cancello di casa, ma non mi è permesso dalle guardie di uscire fuori (quindi non vi prometto nulla).
Per Giovi59: guarda che ti posto? mi sono messa il vestito e mi sono fatta fare una foto sul balcone :)
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Una cosa che mi preme che voi sappiate è che di norma i sarti qui non lavorano in casa come la mia amica Doris, che dovete considerare come una cosa di lusso. Qui il livello di vita è molto più basso, i sarti lavorano in botteghine buie e senza corrente (qui si usano generatori individuali), le macchine da cucire sono di quelle di una volta con la manovella di lato: niente pedale elettrico, visto che non c'è corrente. Ed anche in questo caso, non tutti possono permettersi di farsi cucire vestiti, seppure i prezzi sono bassissimi, per un vestito fatto su misura (mentre in Italia è il contrario). Per darvi un'idea, 6 yarde di stoffa (misura standard in cui viene venduto una confezione di stoffa, 5,5m circa) io le pago tra i 10 e 15euro circa. Ma io sono straniera (e bianca per di più) quindi i prezzi per me sono almeno raddoppiati. E loro comprano solo la quantità di stoffa necessaria per realizzare il vestito, quindi ad esempio 2 o 3 yarde per un abito, pagando un piccolo extra per il lavoro del sarto. In realtà qui costa decisamente meno farsi fare gli abiti su misura, che comprarli nei negozi (comunque ritenuti un lusso per ricchi).
Molto più comune, inoltre, è l'attività del sarto "on the road" (come li chiamo io), cioè dei ragazzi che camminano per strada con la macchina da cucire sulla spalla e fanno lavori sartoriali veloci, come riparare uno strappo, accorciare pantaloni, orli alle gonne e simili. E, udite udite, sono solo RAGAZZI, UOMINI. Le donne non fanno questo lavoro, loro vanno in giro con cesti enormi sulla testa vendendo pane, cibo preparato o bevande di erbe e frutta (cose comunque locali).
Se riesco a "rubare" una foto per strada di un sarto "on the road" ve la posto, magari ne becco uno che passa davanti al cancello di casa, ma non mi è permesso dalle guardie di uscire fuori (quindi non vi prometto nulla).
Per Giovi59: guarda che ti posto? mi sono messa il vestito e mi sono fatta fare una foto sul balcone :)
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AliasHada- Utente
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Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
grazie, mi sembravano troppo piccole le maniche vicino alle spalle, certo qui un vestito così sarebbe un pò troppo......colorato; magari la fantasia potrebbe andare meglio per fare le nostre borse.
Ciò non toglie che quando incontro una donna africana (e capita frequentemente di vederne anche qui) con questi vestiti fantasiosi, la ammiro molto e mi da un senso di allegria
Ciò non toglie che quando incontro una donna africana (e capita frequentemente di vederne anche qui) con questi vestiti fantasiosi, la ammiro molto e mi da un senso di allegria
giovi59- Super Mani di Fata
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Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
AliasHada ha scritto:.......
Se riesco a "rubare" una foto per strada di un sarto "on the road" ve la posto, magari ne becco uno che passa davanti al cancello di casa, ma non mi è permesso dalle guardie di uscire fuori (quindi non vi prometto nulla).
ma non mi è permesso dalle guardie di uscire fuori. [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
ma' ena- Super Mani di Fata
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Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
Ma'ena: nel senso che non ho il permesso di andare in giro da sola al di fuori del posto in cui abito, del compound dove abito. Non intendevo dire che sono detenuta in galera :) ma per motivi di sicurezza non posso andare fuori, così come non posso guidare. Le guardie sono le guardie del compound, non le guardie carcerarie
Quindi se riuscivo a scattare una foto un po' di nascosto (perciò ho detto rubare) da dentro il cancello a un sarto che magari era di passaggio fuori allora la postavo.
Non volevo crearti allarme, ma insomma qui è sempre la nigeria e non so se arrivano le notizie degli attentati che ci sono ogni mese, tra musulmani e cristiani, non è che sia proprio un paese stabile e tranquillo, specie per gli espatriati.
p.s. e per la cronaca... mi sono appostata vicino al cancello per tutto il pomeriggio (va beh, diciamo per un paio d'ore, fino alle 18) ma non sono stata fortunata
Giovi59 le maniche sono a tre quarti, per i colori sì, anche per me il vestito del cameroon un po' troppo colorato e mi sta pure piuttosto grande, infatti non l'ho mai messo, e preferisco stoffe con colori più soft, e si trovano tanto anche più sobrie, con belle geometrie o piccoli decori.
Grazie e un abbraccio a tutte
Quindi se riuscivo a scattare una foto un po' di nascosto (perciò ho detto rubare) da dentro il cancello a un sarto che magari era di passaggio fuori allora la postavo.
Non volevo crearti allarme, ma insomma qui è sempre la nigeria e non so se arrivano le notizie degli attentati che ci sono ogni mese, tra musulmani e cristiani, non è che sia proprio un paese stabile e tranquillo, specie per gli espatriati.
p.s. e per la cronaca... mi sono appostata vicino al cancello per tutto il pomeriggio (va beh, diciamo per un paio d'ore, fino alle 18) ma non sono stata fortunata
Giovi59 le maniche sono a tre quarti, per i colori sì, anche per me il vestito del cameroon un po' troppo colorato e mi sta pure piuttosto grande, infatti non l'ho mai messo, e preferisco stoffe con colori più soft, e si trovano tanto anche più sobrie, con belle geometrie o piccoli decori.
Grazie e un abbraccio a tutte
AliasHada- Utente
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Data d'iscrizione : 07.08.12
Località : Messico - Tabasco
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
Si, certo, non pensavo che tu fossi in galera! Ma non riuscivo bene a comprendere.
Scusami, non vorrei essere indiscreta, ma resterai a lungo lì? Non ti senti in gabbia, a causa di queste limitazioni?
Un abbraccio anche a te.
Scusami, non vorrei essere indiscreta, ma resterai a lungo lì? Non ti senti in gabbia, a causa di queste limitazioni?
Un abbraccio anche a te.
ma' ena- Super Mani di Fata
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Data d'iscrizione : 02.08.11
Età : 74
Località : San Giuliano Terme-Pisa
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
Non resterò ancora per molto, il 29 lascio l'africa e andrò in messico (ma prima un pò di ferie in italia!) però ammetto che qui in nigeria è stata dura, l'anno più lungo e difficile della mia vita.ma' ena ha scritto:Si, certo, non pensavo che tu fossi in galera! Ma non riuscivo bene a comprendere.
Scusami, non vorrei essere indiscreta, ma resterai a lungo lì? Non ti senti in gabbia, a causa di queste limitazioni?
Un abbraccio anche a te.
Un abbraccio a tutte e grazie per la vostra pazienza, curiosità e premura.
AliasHada- Utente
- Messaggi : 33
Data d'iscrizione : 07.08.12
Località : Messico - Tabasco
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
- Spoiler:
- altro che sbirciare il continente da una finestra... con il tuo racconto mi ci hai proprio portato dentro!
ago- Super Sarta/o
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Data d'iscrizione : 17.02.12
Località : Sardegna
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
cara questo post sta diventando una vera richezza di diffusione di usi e costumi ...
ora sto già sognando quello che aprirai per il messico
avendo dimestichezza e colloquiato a lungo con donne africane trovo invece particolarmente belli i colori accesi degli abiti e forse ... non so sarà la quantità di luce che abbiamo qui ma li trovo non eccessivi ed invasivi ma quasi "dovuti"
avendo avuto contatti anche con persone che lavorano, immagino in canali simili al tuo, conosco anche la realtà di chi opera con le ONG sopratutto nei Paesi fortemente destabilizzati, anche se ho raccolto testimonianze non della Nigeria, ma del Congo e della Palestina, quindi cara, bravissima e sopratutto grazie!!!!!
ora sto già sognando quello che aprirai per il messico
avendo dimestichezza e colloquiato a lungo con donne africane trovo invece particolarmente belli i colori accesi degli abiti e forse ... non so sarà la quantità di luce che abbiamo qui ma li trovo non eccessivi ed invasivi ma quasi "dovuti"
avendo avuto contatti anche con persone che lavorano, immagino in canali simili al tuo, conosco anche la realtà di chi opera con le ONG sopratutto nei Paesi fortemente destabilizzati, anche se ho raccolto testimonianze non della Nigeria, ma del Congo e della Palestina, quindi cara, bravissima e sopratutto grazie!!!!!
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
ma che bel racconto !!
hai raccontato di una realtà totalmente nuova per me, sentire un racconto da chi ci vive, non chi è lì solo per una breve vacanza, è veramente emozionante !
i tessuti poi sono fantastici ...
hai raccontato di una realtà totalmente nuova per me, sentire un racconto da chi ci vive, non chi è lì solo per una breve vacanza, è veramente emozionante !
i tessuti poi sono fantastici ...
cinzia- Super Mani di Fata
- Messaggi : 3188
Data d'iscrizione : 17.03.10
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
l'ho letto, riletto e lo rileggero'....a bocca aperta! Grazie davvero...tra l'altro hai uno stile sintetico, ma non stringato, e permeato da un certo humor che rende piacevolissima la lettura!
chiara2711- Super Sarta/o DOC
- Messaggi : 5226
Data d'iscrizione : 16.10.11
Età : 59
Località : genova
Re: Tessuti africani, storia e tipologie. Intervista a Doris Upke John.
Grazie Ago, resisterò! :) anche perché ora sono concentrata sul preparare il container e tornare un po' in Italia!
Annina, grazie anche a te! Ho vissuto in Congo per due anni, gli anni più belli passati in Africa, tramite l'associazione avevo adottato due orfanotrofi ed è stata un'esperienza davvero importante.
Cinzia, sì, è vero che il punto di vista chi vive in un posto è molto diverso di quello di chi lo visita per vacanza. Di solito si ha l'idea dell'africa un po' come un grande e allegro villaggio turistico, in cui tutto è bello e tutto funziona. Ma sfortunatamente non è tutto così ben funzionante. La vita di tutti i giorni non è quella del villaggio turistico.
Chiara, grazie anche a te :) pensa che nell'ultimo post in cui rispondevo a ma'ena ieri sera avevo aggiunto un papiro-sfogo in spoiler sul bilancio del mio periodo qui in Nigeria decisamente triste, ma dopo una mezz'oretta presa da uno scrupolo di coscienza e privacy l'ho cancellato
Per non divagare troppo, vi posto la foto di un paio di stoffe che ho qui a casa, la terza, quella a fondo scuro con decori "a cipolla" fuxia l'ho usata per fare un vestito prendisole a mia sorella. Molto bello e la fantasia ci sta proprio bene :) Come vedete, le geometrie ed i colori sono molto meno africani. Il primo tessuto, a sinistra appartiene a DaViva, uno dei brand più rinomati della Nigeria (in fondo c'è il link), il tessuto è morbido e bellissimo. Ci farò un vestito per me, e credo ci abbinerò una cinta e le spalline a stringa sull'arancio.
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Questa foto, invece l'ho scattata stamattina su Owolowo Road (strada molto conosciuta qui), ero in macchina, quelle botteghe che vedete dietro il muro sono le botteghine di cui vi parlavo, là c'è anche uno dei negozi in cui compro fili e cotoni. Vedete come sono bui? in pieno giorno? immaginate di lavorare, cucire con così poca luce, con la macchina da cucire a manovella... io non ce la farei. Scusate la scarsa qualità, ma ero in macchina dall'altro lato della strada.
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Comunque per maggiori informazioni sui bellissimi tessuti DaViva (che io adoro, li comprerei tutti!) visitate il sito: [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] e sfogliate la sezione OnLine Store e la Gallery. Oltre alle fantasie stupende ci sono anche vestiti tipici. Buona visione!
E un abbraccio a tutte, in così poco tempo vi sento tutte vicine. Grazie di cuore
Annina, grazie anche a te! Ho vissuto in Congo per due anni, gli anni più belli passati in Africa, tramite l'associazione avevo adottato due orfanotrofi ed è stata un'esperienza davvero importante.
Cinzia, sì, è vero che il punto di vista chi vive in un posto è molto diverso di quello di chi lo visita per vacanza. Di solito si ha l'idea dell'africa un po' come un grande e allegro villaggio turistico, in cui tutto è bello e tutto funziona. Ma sfortunatamente non è tutto così ben funzionante. La vita di tutti i giorni non è quella del villaggio turistico.
Chiara, grazie anche a te :) pensa che nell'ultimo post in cui rispondevo a ma'ena ieri sera avevo aggiunto un papiro-sfogo in spoiler sul bilancio del mio periodo qui in Nigeria decisamente triste, ma dopo una mezz'oretta presa da uno scrupolo di coscienza e privacy l'ho cancellato
Per non divagare troppo, vi posto la foto di un paio di stoffe che ho qui a casa, la terza, quella a fondo scuro con decori "a cipolla" fuxia l'ho usata per fare un vestito prendisole a mia sorella. Molto bello e la fantasia ci sta proprio bene :) Come vedete, le geometrie ed i colori sono molto meno africani. Il primo tessuto, a sinistra appartiene a DaViva, uno dei brand più rinomati della Nigeria (in fondo c'è il link), il tessuto è morbido e bellissimo. Ci farò un vestito per me, e credo ci abbinerò una cinta e le spalline a stringa sull'arancio.
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Questa foto, invece l'ho scattata stamattina su Owolowo Road (strada molto conosciuta qui), ero in macchina, quelle botteghe che vedete dietro il muro sono le botteghine di cui vi parlavo, là c'è anche uno dei negozi in cui compro fili e cotoni. Vedete come sono bui? in pieno giorno? immaginate di lavorare, cucire con così poca luce, con la macchina da cucire a manovella... io non ce la farei. Scusate la scarsa qualità, ma ero in macchina dall'altro lato della strada.
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